venerdì 17 agosto 2012

La conoscenza delle forme (kata)

Sensei Ryu Narushima durante un passaggio del kata Garyu


- a cura di Davide Sorrentino -

Le Forme, oltre ad essere un importante mezzo per la trasmissione della Tradizione dell’Arte Marziale, del suo contenuto “marziale”, e quindi delle tecniche di attacco e di difesa, di conoscenza dei punti vulnerabili del corpo umano, aspetti, questi, più o meno esoterici, nascondono un aspetto, forse, più importante : quello di essere un mezzo di “educazione” del proprio corpo e della propria mente.
Questo è sicuramente un lato fondamentale nell’apprendimento delle forme in un’epoca, come quella in cui viviamo, dove il nostro organismo, inteso quale unità di mente e corpo, è sottoposto ad ogni genere di stress.
Ritengo che questo rappresenti un percorso parallelo obbligatorio nello studio delle forme, se non si voglia apprenderle per il sol fine della difesa personale, laddove il primo presenta contenuti sicuramente ancora più profondi del primo.
Mi è sembrato, pertanto, opportuno riportare, riadattandolo in alcuni punti, qui un articolo apparso sull’ultimo numero della rivista di Arti Marziali “Budo International” intitolato, appunto, <<La conoscenza delle Forme>> scritto dalla Dott.ssa Rosa Maria Distefano (responsabile del settore di psicologia della International Muay Thai Federation).

Introduzione

Ogni nuovo allenamento marziale comporta fatica, sudore, tenacia e dolore, tutto questo per carpire ogni volta qualche segreto in più dell’Arte che studiamo. Ma non finisce qui : ogni volta che ci alleniamo ciò che guadagniamo di veramente prezioso sono i nuovi indizi su noi stessi, sul nostro modo di muoverci e di pensare. Negli allenamenti dove ci si sbizzarrisce nello scambio di tecniche, spesso, l’adrenalina sale alle stelle, lo scambio è eccitante, ma il rischio è che, oltre ad una sensazione di gran frastuono, null’altro si sia incamerato.
Nello studio delle forme, invece, l’atmosfera cambia in maniera surreale, improvvisamente il fracasso si quieta ed entriamo in un clima che possiamo definire meditativo. Ogni qualvolta ci si dedica allo studio delle forme, infatti, si crea inevitabilmente un’atmosfera che evoca la meditazione. La concentrazione sull’atto è tale da convertirsi sull’atto stesso. La realizzazione di una condotta meditativa, però, è solo una delle numerose risorse che è possibile scoprire allenandosi nello studio delle forme (…).

La concentrazione su sé stessi

Attraverso lo studio delle forme la prima qualità che possiamo acquisire è la capacità di mantenere fissa la concentrazione su sé stessi. La concentrazione, in primo luogo, è fisica : dobbiamo scoprire come gestire e mantenere ogni nostra espressione aderente al centro del nostro corpo, e ciò anche attraverso una corretta respirazione. Esattamente come la terra gira intorno al sole, mantenendosi aderente alla rotazione sul suo asse centrale.
Intorno al nostro asse centrale anche noi abbiamo un punto ben preciso dal quale hanno origine tutti i nostri movimenti. Individuando tale punto con la zona che si irradia intorno all’ombelico, a partire da un punto situato tre-quattro centimetri sotto di esso, che i coreani chiamano dan-geum, i giapponesi hara e i cinesi dan t’ien; n.d.r.) tutto il resto si muove a raggiera sia verso l’alto che verso il basso. Se i nostri spostamenti si realizzano attirati dall’energia che si sviluppa da quel determinato punto, allora capiremo come braccia e gambe si muovono a partire da uno stesso punto centrale che attraverso il nostro addome, fino alla schiena.
La scoperta di questo territorio interno a noi stessi, sicuro come la nostra casa, dal quale si originano tutti i nostri movimenti di espressione verso l’esterno, potrà rendere ogni nostra espressione più radicata e contemporaneamente ci renderà più consapevoli delle nostre basi sia fisiche che psichiche.
Allenarci a sentirci centrati nel nostro corpo ed aderenti ad esso in qualunque movimento, ci conferirà nel tempo una maggiore capacità di concentrazione e una rinnovata fiducia in noi stessi.

L’equilibrio

Nello studio delle forme l’equilibrio non indica solo l’abilità di sostenersi su una sola gamba, ma anche l’arte di stabilire un rapporto interiore tra tutti i punti del corpo di cui si riesce ad essere consapevoli. Provate ad eseguire una forma tenendo per qualche secondo le varie posizioni, concentrandovi sugli arti che tenete sollevati per eseguire pugni o calci. Concentratevi sugli arti distesi, come se galleggiassero sull’acqua e poi metteteli in rapporto con il movimento del corpo per intero. Grazie a questa operazione di concentrazione, ad un certo punto sentirete una sorta di armonia, sia di equilibri fisici che psichici.Ma la grande scoperta sarà un’altra ancora, che per mantenere la preziosa sensazione di armonia scaturita dall’equilibrio del corpo, dobbiamo rinnovarla con un processo costantemente attivo e mai cercare di bloccarla con la staticità. Se vi dimenticherete questo principio, l’armonia svanirà e voi cadrete.

La bellezza posturale

Vorrei introdurre un argomento all’apparenza non consono, ma nel profondo da tutti gradito :l a bellezza dell’armonia posturale.
La postura, sappiamo, è il modo in cui le varie parti del corpo si combinano tra loro, il modo in cui l’equilibrio tra muscoli agonisti e antagonisti si alterna ed il modo in cui affrontiamo il duro peso della forza di gravità, ma per finire è anche il modo in cui il nostro corpo esprime il nostro stato emotivo.
Grazie allo studio delle forme possiamo guardare ed analizzare i nostri atteggiamenti posturali e, magari, trovare gli occhi per vedere i “pesi” che portiamo sulle spalle, tanto da tenerle spesso troppo ricurve, o tutti gli altri atteggiamenti posturali che spesso offuscano il nostro stato di beltà. Non dovremmo avere paura di osservarci e di provare ad aprire le spalle, rilassare la mascella, riequilibrare la posizione del bacino, proprio prendendo spunto dallo studio analitico delle forme.
Potremmo, così, scoprire che ammorbidire vecchi atteggiamenti posturali a noi abituali, potrebbe essere un’occasione di rinnovamento non solo del nostro stato fisico, ma anche emotivo, nel senso che troveremmo piacere nell’assumere atteggiamenti corporei oggettivamente e visivamente, anche per chi ci osserva, migliori.

Il linguaggio dei gesti

Non riflettiamo mai abbastanza sulla ovvia connessione che esiste tra i nostri gesti ed il potere che essi hanno di comunicare i nostri vissuti emotivi. Mai così chiaramente come con le forme è necessario analizzare il vero significato di ogni gesto, studiarne il modo in cui esso si sviluppa ed il modo in cui esprime i nostri vissuti.
La forma stessa, allora, da semplice sequenza di movimenti diventerà una reale manifestazione di noi stessi in movimento. Potremmo così scoprire di sentirci più capaci psicologicamente e fisicamente nel realizzare alcuni gesti e per altri, invece, di sentirci bloccati, trattenuti e profondamente insoddisfatti della loro esecuzione. Ecco : quelli sono i gesti sui quali lavorare. Assumiamoci la responsabilità dei nostri gesti, diamogli vita e scopriremo di essere finalmente protagonisti delle nostre espressioni.

La forma come musica

Tutti i passaggi precedenti consentono all’artista marziale di eseguire le forme, non più come tecniche in sequenza l’una con l’altra, ma come note di un pezzo musicale, facendole passare attraverso il proprio strumento musicale, ovvero il nostro corpo, e poi restituendole come un brano musicale.
Così ogni forma potrà essere interpretata utilizzando un ritmo specifico, un tempo di combinazione tra i vari gesti che darà armonia all’intera musica. È questa la sensazione di divenire direttori di un’orchestra speciale composta dai vari distretti del nostro corpo, che si combinano in una melodia che rispecchia il nostro stato d’animo, il nostro pensiero, il nostro essere per intero.   
Insomma, aggiungerei io, la forma come espressione di Arte.

OSU!

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