domenica 8 aprile 2012

Ecco chi siamo e cosa facciamo.

OSU!

Lo spirito dell' "OSU"

Non è possibile stilarne una definizione semplice, perché esso necessità di una definizione "pluridimensionale", e permette a ciascuno di noi di applicare tutte o alcune delle sue filosofie alle nostre vite.
Osu! vuol dire pazienza, rispetto e apprezzamento.
Per sviluppare un corpo e uno spirito forte e fermo, è necessario allenarsi duramente : ciò richiede grandi sacrifici poiché bisogna spingere se stessi al limite e la reazione più spontanea e normale è quella di fermarsi, smettere ciò che si sta facendo. Ma è proprio qui che subentra lo spirito del Kyokushin, l’Osu!
La ragione per cui ci si espone a questo duro allenamento è perché si impara ad avere cura di se stessi, nonché ad amarsi e rispettarsi.
Questa forma di auto rispetto sviluppa ed espande il rispetto per il proprio istruttore (senpai, sensei o shihan) e per i propri studenti. Ecco perché “Osu!” è una parola molto importante nel Kyokushin: essa significa pazienza, rispetto e apprezzamento. Ed ecco perché si usa sempre la parola “Osu!”, per ricordare a noi stessi queste indispensabili qualità.
Tutti dovremmo cercare di vivere la vita quotidiana seguendo questi principi al meglio.
In Giappone esiste un detto che recita “Ichi no ue ni san ren”, che tradotto significa : “tre anni su una roccia”. Vuol dire che bisogna perseverare. È uno dei principi fondamentali del Kyokushin Karate.
Come scrive Shihan Cameron Quinn nel suo libro “The Budo Karate of Mas Oyama”, il Kyokushin è un'arte che offre molte cose, a breve o a lungo termine, a seconda degli scopi del praticante. Si comprende, alla fine, che a prescindere dai calci, da pugni, dai kata, esiste uno spirito speciale nel cuore di ogni praticante di Kyokushin.
Insegna a fronteggiare i problemi di ogni giorno con una atteggiamento maturo e tollerante. Un vero budo-ka non viene facilmente mosso dagli attacchi dell'avversità, egli comprende le sue vere potenzialità, senza mai tirarsi indietro.
Questa forza del carattere, sviluppata attraverso i duri allenamenti, è espressa dalla frase “Osu no seishin”.
La parola osu deriva da "oshi shinobu", che significa "perseverare sotto pressione".
Esso implica la volontà di spingersi ai limiti della resistenza, e di perseverare sotto ogni tipo di pressione. La parola Osu racchiude proprio questa idea, che è l'idea portante del Kyokushin Karate, lo spirito che Sosai Oyama ha infuso alla sua Arte: chiunque riesce a manifestare lo spirito dell'Osu in ogni parola, pensiero, azione, può essere considerato saggio e coraggioso.
"Anche per il principiante, conscio della sua mancanza di allenamento e che non vuole affrontare per forza l'esigenza dell'allenamento, è sufficiente essere avvertito che attraverso la determinazione e la volontà di andare avanti, arrivano grandi guadagni fisici, mentali spirituali ed emozionali. Serve solo una speciale determinazione."

Titoli e qualifiche nel Karate Kyokushinkai

Nelle Arti Marziali giapponesi ci sono vari titoli usati per indicare esperti e principianti in determinate situazioni. Il Kyokushinkai ne fa uso, ma non di tutti, in quanto a livello mondiale ci sono alcune differenze nel modo in cui i vari titoli vengono utilizzati. In questa pagina saranno discussi i titoli e le loro variazioni, includendo sia quelli del Kyokushinkai vero e proprio che alcuni presi da stili derivanti dal Kyokushinkai stesso.
Un punto importante è che esistono dei titoli assoluti e dei titoli relativi. I titoli assoluti sono quelli che rimangono uguali indipendentemente dal grado rivestito, i titoli relativi invece sono collegati al grado che uno riveste. Un altro punto è se il titolo dovrebbe venire prima o dopo il nome. Secondo il modo giapponese, il nome va messo prima del titolo. In occidente invece usiamo convenzionalmente mettere l’onorificenza prima del nome (Dott. Rossi, Sig. Bianchi, Miss Evans, Lord Peter, ecc.).

Yudansha e Mudansha

Sono termini composti da tre parole: “Yu”, “Dan”, “Sha”.
Sha è un suffisso che indica un gruppo di persone che appartengono ad un determinato gruppo, paragonabile nella lingua giapponese ad un branco di cavalli. Dan, rappresenta il grado o livello. Yu che significherebbe ”con” o “hanno”. Così “Yudansha” sono “le persone che hanno un grado”, ovvero le cinture nere.
Di contro, Mu significa essenzialmente “senza” o “non hanno”, così le persone che non hanno ancora raggiunto la cintura nera saranno riconosciute come Mudansha.

Kohai

Questo è un titolo relativo. Un Kohai è un principiante – qualcuno con un grado più basso rispetto al proprio o qualcuno che ha iniziato ad allenarsi dopo.
Se si ha lo stesso grado, il più giovane di età è il Kohai. E’ di solito usato tra i ranghi dei Kyu.

Sempai o Senpai

La versione relativa sta a significare Grado Esperto, e sta ad indicare qualche anziano o un’appartenente al rango degli esperti. Mentre può essere usato tra gli Yudansha, un Sandan (3° Dan) deve chiamare un Yodan (4° Dan) con il titolo di Sempai.
E’ improbabile, dal momento che hanno già un titolo che lo sostituisce. Ancora questo titolo è più appropriatamente usato tra i ranghi dei Kyu. La versione assoluta è usata per indicare le persone con un grado di Shodan (1° Dan) e Nidan (2° Dan). Bisogna comunque ricordare che nei sistemi dove i titoli sono conferiti piuttosto che in automatico, questo titolo può essere applicato al rango di Sandan o addirittura Yodan, fin tanto che ad lui/lei non gli sia stato conferito il titolo di Sensei.

Sensei

Letteralmente significa insegnante, maestro e da noi è applicato ai 3° e 4° Dan. In altri Paesi o in altre Organizzazioni è talvolta un titolo che si conferisce in aggiunta al grado della cintura rivestito. In alcuni stili esiste addirittura un’ulteriore interpretazione a questo titolo , Sensei-ho che significa essenzialmente “Sensei in allenamento” ed è spesso usato a significare che un atleta che sta affrontando un esame o superando una prova, è un possibile candidato alla nomina di sensei. La parola Sensei è comunque un termine generico di rispetto nei costumi giapponesi, per tutti i maestri possessori di una qualunque abilità, non solo nel Karate. Significa qualcosa come “colui che è andato prima di me”, e cioè nel senso di saper guidare lungo il cammino, piuttosto che insegnare qualcosa. Di conseguenza, le persone con il 1° o il 2° Dan sono spesso chiamate Sensei se sono i responsabili o gli istruttori presso un Dojo. Si dice che in Giappone questo titolo non è però applicato agli insegnanti di scuola, dal momento che questi hanno già un termine loro che indica in modo specifico gli insegnanti accademici.

Shihan

Secondo il libro scritto da Shihan Cameron Quinn, questo termine significa esperto. Letteralmente significherebbe Capo Istruttore. E’ il titolo genericamente usato nei ranghi che includono il 5° Dan. In alcune IKO, è usato a per indicare solo i Capi dell’Organizzazione a livello Nazionale, così chiunque di grado pari o superiore al 3° Dan è chiamato Sensei a meno che non sia un responsabile a livello nazionale. In alcune varianti del Kyokushinkai, un Shihan può essere chiamato Shihan-dai (o dai-Shihan) che equivale al “più esperto” dei Shihan, e può essere ,per la persona insignita di tale titolo, il segnale che questi è il possibile successore al capo dell’Organizzazione. Una simile variante è applicata anche ai Sensei, Sensei-dai è dunque il più esperto dei Sensei. Ancora, come Sensei, in alcune organizzazioni questo è un titolo conferito, che non viene automaticamente con il grado, e in altre ancora può essere conferito addirittura a persone con il 4° Dan.

Hanshi

E’ un titolo applicato solo a quelle persone con il 7° Dan o superiori. L’inversione delle sillabe con Shihan (shi-han; han-shi), è logicamente tradotta come il Maestro dei Maestri. Sebbene è possibile che queste persone insegnino ai maestri e ai Shihan, la traduzione non è corretta. Mentre il significato di han è in effetti lo stesso che troviamo in Shihan, la shin in questo caso significa gentiluomo, samurai o guerriero, dotto. In giapponese, questo è un shogo o “qualifica ad insegnare”, come se fosse una laurea, e piuttosto che indicare un implicita abilità tecnica di una persona, è più un riconoscimento alla persona per il contributo dato alla propria arte. I titoli Renshi e Kyoshi (inferiori rispetto a Hanshi), sono applicati invece sulla base di meriti scolastici.

Kancho

Letteralmente, la parola significa Capo della Palestra e proviene dalle due parole "kan" (palestra) e "cho" (capo, leader). Mas Oyama inizialmente deteneva questo titolo, ed è il titolo usato ora impropriamente da Akiyoshi Matsui come apparente “erede” nella IKO1. Nel caso del Kyokushinkai a dei relativi stili, il termine Kancho può essere usato per significare il “Boss” dell’Organizzazione, anche se la palestra ha più filiali e quindi più capi. Questo è il perché lo stile era conosciuto come Kyokushinkaikan o Ashiharaikan o Seidokaikan.

Saiko Komon

Il termine significa il più Alto Consigliere. Questo è il titolo che fu usato da Hatsuo Royama e Yuzo Goda in veste di consiglieri capo nei confronti di Akiyoshi Matsui.

Sosai

Significa Presidente, e fu adottato da Mas Oyama nel 1985 quando assunse posizioni amministrative aggiuntive nell’Organizzazione.


TITOLI NEGLI STILI DERIVATI DAL KYOKUSHINKAI

Soshu

Letteralmente significa Fondatore, ed è usato da Shigeru Oyama che fondò il World Oyama Karate.

Shoseki Shihan

Significa in cima ai Shihan ed è molto simile a Saiko Shihan.

Saiko Shihan

Significa qualcosa come il più alto degli Shihan ed era il titolo che Mas Oyama diede a Yasuhiko Oyama mentre era ancora nella IKO.

Kaicho

"Kai" significa associazione o società e "cho" significa capo o leader, quindi la parola sta a significare "Capo dell’Associazione".

Le regole del Dojo

Queste sono alcune regole da rispettare nel dojo (il luogo dove viene praticato e insegnato il Karate), basate sulle buone maniere e sul senso comune, e modellate sulle tradizioni del Giappone, la patria del Karate moderno.
Potranno sembrare molto severe e intransigenti, e in effetti lo sono, ma bisogna tener conto che in Giappone vige un codice di comportamento molto particolare, fatto di tradizioni. cerimonie, rispetto e dovere che non può essere ignorato, dato che fa parte del patrimonio culturale e dell'ossatura delle arti marziali.
Il dojo è un luogo sacro e va trattato come tale, come si tratta un luogo di grande rispetto : esso non è soltanto una palestra o un qualsiasi centro sportivo.
Bisogna prendersi cura del proprio dojo ed essere orgoglioso di farne parte.


1)     Entrando nel dojo, gli studenti devono chinarsi e dire "OSU". Una volta entrati, gli studenti devono girarsi sul fronte della sala, o zona dello "Shinzen", chinare il capo e dire "Osu"; sarebbe appropriato salutare anche gli altri studenti già pronti.

2)     Gli studenti devono fare del loro meglio per essere puntuali per l'inizio della lezione. Comunque se arrivano in ritardo devono chinare il capo e dire "Osu", quindi inginocchiarsi in Seiza, con gli occhi chiusi e la testa chinata in basso in Mokuso, e attendere l'autorizzazione per aggiungersi alla lezione. Una volta ottenuto il permesso per raggiungere gli altri, lo studente deve chinare il capo e dire "Osu" o "Shitsurei Shimasu" (scusatemi per il disturbo) rimanendo in Seiza. Quindi unirsi alla lezione posizionandosi dietro a tutti gli altri, in particolar modo rispetto ai propri superiori.


3)     Non toglietevi senza permesso parti del dogi (il kimono) durante l'allenamento. Se dovete togliervi la cintura, appoggiatela sulla spalla o tenetela con i denti. Mai buttarla per terra, è un azione molto grave. 


4)     Tradizionalmente la sala dell'allenamento è un luogo venerato, quindi agli studenti non è permesso indossare berretti o cappellini o usare un linguaggio volgare e offensivo, proprio come in tutte le scuole. Inoltre, non è permesso camminare con le scarpe sull'area in cui ci si allena. Cibo, gomme da masticare o bevande simili non sono permesse. Non è permesso mangiare nel dojo né fumare.


5)     Quando viene chiesto di assumere una posizione, o quando ci si mette in linea all'inizio dell'allenamento o durante l'allenamento, bisogna muoversi sempre il più velocemente possibile e soprattutto non assumere atteggiamenti sciatti. Dimostrare apertamente stanchezza o debolezza non è consigliabile per rispetto verso i maestri.


6)     Non praticare mai il kumite se non c'è un istruttore presente. Quando si pratica il kumite con una cintura nera, bisogna dare il massimo, mostrando rispetto per la gerarchia. Ricordare che le cinture tengono conto del livello durante il combattimento, e quindi non si battono alla massima potenza.


7)     Non chiedere di poter combattere con un avversario di grado più alto. Non si può comunque rifiutare, se ciò viene chiesto da uno di grado più alto.


8)     Non rompere le righe per nessuna ragione senza il permesso dell'istruttore. Non camminare mai tra le linee, o tra l'istruttore e quelli che si allenano (le infrazioni a questa regola talvolta sono punite fisicamente). Se bisogna la posizione, camminare dietro la riga in cui ci si trova verso l'altro lato della classe e proseguire da lì.


9)     Rivolgersi al proprio istruttore come Senpai, Sensei o Shihan, a seconda del caso. Non bisogna mai rivolgersi al proprio istruttore per nome durante la lezione.


10) Non si può parlare in un modo sconveniente, ridere ad alta voce, parlare, sdraiarsi, o comunque rimanere disattenti durante l'allenamento. Un karate-ka è sempre allerta e ben preparato. L'aver raggiunto un livello elevato (specialmente la cintura nera) non è un passaporto per rilassarsi ed eccedere in confidenza nel dojo. Non sprecare tempo se non si è pronti a trattare il proprio allenamento e quello dei compagni con il rispetto e la serietà che si meritano. Questo include l'uscire prima della fine dell'allenamento. Uno studente dovrebbe rimanere in classe fino all'inchino finale di saluto, senza dover essere costretto dall'istruttore. L'infrazione di questa regola non è tollerata.


11) A volte durante l'allenamento, agli studenti è permesso di sedersi e rilassarsi; ciò significa relax come nella posizione di "Seiza" e sedersi in "Anza" (posizione indiana). In queste occasioni, astenetevi da compiere qualsiasi cosa possa disturbare la lezione.


12) Inchinarsi sul proprio ginocchio destro per aggiustare o riannodare la cintura. Girarsi a destra, lontano dalla direzione della lezione, o dal proprio compagno se si sta lavorando con qualcuno, per aggiustare il karategi. Imparare a rispettare la propria cintura come un simbolo del proprio lavoro nell'allenamento.


13) Il karategi deve essere pulito, lavato e lindo ogni volta. La cintura deve essere messa all'aria asciutta, ma mai lavata, poiché contiene lo spirito del vostro duro allenamento.


14) Ascoltare attentamente le indicazioni del maestro. Ricordare che l'istruttore non chiederà di fare qualcosa che non considera in grado di fare. Accettare tutte le indicazioni con un forte "Osu".


15) L'istruttore, indipendentemente da come possa essere, deve essere trattato con il rispetto che ci si aspetta come comune cortesia. Se non si è in grado di trovare dentro se stessi il rispetto per una persona che impiega il proprio tempo per addestrare gli altri, allora non si potrà mai far parte di un dojo. Non parlate mai durante la lezione a meno che non venga richiesto dall'istruttore. Questa obbedienza porta ad un legame particolare tra l'istruttore e lo studente, che implica una muta intesa, semplificando e velocizzando il processo di apprendimento.


16) Per sicurezza di tutti, durante l'allenamento, togliersi gioielli, braccialetti o anelli.


17) Mantenere sempre le unghie dei piedi e delle mani pulite e tagliate corte. Accertarsi sempre di avere piedi, dita e mani puliti per l'allenamento. A nessuno piace allenarsi con qualcuno che trascura la pulizia. State attenti soprattutto con le ferite, per non riempire di sangue il karategi di chi si allena con voi.


18) Gli studenti devono sforzarsi di essere gentili ed equilibrati nella vita quotidiana, essere riservati, giudiziosi ed seguire un'etica comportamentale in tutte le cose che perseguiranno. Non devono mai dimenticare lo spirito del Kyokushin : "Tieni la testa bassa (ovvero sii modesto), gli occhi in alto (ovvero sii ambizioso), riservato nel parlare (badare sempre a quello che si dice), generoso nel cuore (ovvero tratta gli altri con rispetto e cortesia), rispetta sempre i tuoi superiori e pari i grado (all’interno e all’esterno del dojo e, soprattutto in famiglia, porta rispetto ai tuoi genitori)".